Gloria durante il trasporto - Foto di Sergio Galeotti, tutti i diritti riservati
Il trasporto della Macchina di Santa Rosa è parte integrante della storia e della cultura della città di Viterbo. Nel corso del 2013 ha ricevuto il prestigioso riconoscimento da parte dell’Unesco, diventando patrimonio immateriale dell’umanità. La sera del 3 settembre, la Macchina di Santa Rosa, una “torre luminosa”, alta circa 30 metri, del peso di 5 tonnellate, viene trasportata a spalla da oltre 100 facchini, attraverso le vie strette e buie del centro storico della città. “GLORIA”, progetto vincitore del concorso di idee bandito dal Comune di Viterbo per gli anni 2015-2019. cerca di riassumere tutti gli aspetti formali e i significati profondi delle macchine che l’hanno preceduta. La sua composizione stilistica ha il difficile obiettivo di far convivere forme ed architetture del passato con geometrie e materiali contemporanei. “GLORIA”, espressione del suo tempo e sovrapposizione dei riflessi del passato, trae la sua principale fonte d’ispirazione dall’ostensione del cuore di Santa Rosa custodito nel prezioso Reliquiario in oro, donato dal pontefice Pio XI al monastero delle Clarisse, che tradizionalmente viene portato in processione il giorno antecedente al trasporto e i cui motivi decorativi sono stati interpretati e posti alla base del processo creativo.
I 12 angeli messaggeri di “GLORIA”, rivolti verso i fedeli, porgono al cielo una pergamena a simboleggiare l’intercessione dei messaggi scritti dai fedeli destinati alla santa, custoditi all’interno della macchina.
Le 6 figure umane nella tradizionale posizione dei ciuffi, intendono rappresentare la secolare devozione che la città nutre nei confronti di Rosa e della celebre rievocazione della traslazione del suo corpo incorrotto. I “facchini ancestrali”, sono per la prima volta disposti lungo gli assi principali della Macchina con l’obiettivo di testimoniare il loro sforzo durante il trasporto, divenuto patrimonio immateriale dell’umanità.
Un breve video sul trasporto della Macchina di Santa Rosa
La base rettangolare della macchina ha le misure massime imposte di 4,3m nel lato corto, per consentire il passaggio anche nei punti più stretti del percorso, e 6m sui fianchi laterali.
Costituisce il primo tronco ed è ancorata con piastre imbullonate sul telaio in acciaio di supporto alle travi di legno, divise in sette file ortogonali alla direzione di marcia, per ospitare durante il trasporto la formazione dei facchini.
La parte allegorica inizia con un solido a forma di parallelepipedo irregolare, con modanature perimetrali a profili curvilinei complessi e rettilinei, e una leggera rastremazione verso l'alto per offrire un migliore cono visivo. Sulle quattro superfici verticali sono alloggiate complessivamente 102 coppie di tradizionali bicchieri di fiaccole a cera, mentre nei soli lati corti della base è incisa la scritta “GLORIA IN EXCELSIS” per celebrare la devozione nei confronti della Santa e due lunette con teste di leone in rilievo, simbolo della città di Viterbo. Una semisfera è parzialmente incassata nel primo solido ed è sorretta da tre figure umane inginocchiate in posizione di sforzo, che intendono rappresentare la secolare devozione che la città nutre nei confronti di Rosa e della celebre rievocazione della traslazione del suo corpo incorrotto. I tre “facchini” sono presenti anche nei due moduli superiori e vengono disposti lungo gli assi principali della macchina.
La figura umana in atto di sorreggere è elemento usuale anche dell'arte etrusca, particolarmente usata negli oggetti di terracotta o di bronzo; il progetto intende pertanto collegare i vari periodi artistici dalle origini più remote della città. Il primo volume viene scavato da tre cilindri convergenti con la stessa curvatura della sfera centrale per creare i tre canali visivi. La vista zenitale evidenzia la pianta triangolare, introdotta per la prima volta nelle strutture verticali della Macchina, ma già presente nel prezioso Reliquiario in oro contenente il Cuore di Santa Rosa, donato dal pontefice Pio XI al monastero delle Clarisse. Sono introdotti nuovamente tre gruppi di candelieri alti, sempre presenti nei modelli delle macchine del passato, per accentuare il segno verticale della composizione e per dare risalto all'uso della fiamma viva. Il fumo prodotto dalla combustione della cera è di fondamentale importanza perché, attraversato dalle luci generate dalla macchina, potrà accentuare l'aspetto mistico e spirituale del trasporto, creando un'aura luminosa proiettata oltre le superfici materiche. Il tipo di illuminazione è misto, realizzato con l'utilizzo di fari a led e con una grande quantità di fiamma viva ed è stato curato con particolare attenzione il cromatismo degli impianti artificiali per dare omogeneità alla colorazione delle superfici durante il trasporto. Le superfici allegoriche esterne in eps sono state trattate per dare struttura e resistenza agli agenti atmosferici con sistemi per la sicurezza passiva e vernici ignifughe, oltre che per dare la colorazione chiara e l'aspetto superficiale più inerente al progetto.
L'impiego di una “scultura digitale 3D” rappresenta il vero elemento di novità rispetto ai tradizionali sistemi costruttivi finora utilizzati. Le figure umane sono state realizzate con la fresatura tridimensionale, ovvero l'impiego di robot scultori che possono modellare (tecnologia “sottrattiva”) un blocco preesistente di materiale plastico leggero come il polistirolo ad alta densità, ma dalla struttura alveolare, unendo solidità e leggerezza. Anche il bozzetto tridimensionale in scala 1:20 è stato realizzato tramite l'utilizzo di una macchina per stereolitografia laser su resina epossidica, comandata direttamente dal computer, che ha riprodotto fedelmente il progetto. È una tecnica di realizzazione “additiva” che vede la solidificazione successiva di strati sottili (0,1mm) di materiale liquido (resina epossidica) tramite l'impiego di un laser UV dal diametro di 0,2 mm. L'indurimento della resina viene indotto dal laser strato per strato grazie alla presenza in essa di agenti fotocatalizzatori. Ad ogni strato il solido viene a crescere nello spazio e terminata la serie di strati diviene immediatamente disponibile una volta eseguito il processo di indurimento. Tali strumenti si rendono indispensabili per eseguire modellazioni anche molto complesse con grande rapidità ed estrema precisione, anche se l'oggetto da realizzare presenta sottosquadri o cavità interne, calibrando gli spessori alle varie altezze, condizioni necessarie per riuscire a completare la costruzione della Macchina nei tempi stabiliti dal bando di concorso e, soprattutto per controllare in fase di progettazione il peso finale di ogni singolo elemento.
Ai piedi dei tre angeli, in appoggio sulla superficie della semisfera, sono poste delle vasche con andamento sinuoso e continuo per tutto il perimetro del modulo. La loro forma prende come riferimento il disegno della “Fontana Grande” di Viterbo ed avranno la funzione simbolica di contenere i messaggi e le intenzioni che i fedeli vorranno scrivere a Santa Rosa che verranno posti in sacchi posti sopra il primo basamento all'interno della semisfera. I pensieri potranno essere consegnati al monastero delle Clarisse ed essere conservati come memoria storica della macchina stessa e durante i trasporti la loro energia potrà aiutare i facchini nella loro sofferta impresa. Questa idea tende a stabilire un legame anche fisico oltre che spirituale tra la Macchina e la popolazione devota alla sua giovane Santa. Le fontane sono anche la base per le architetture gotiche del reliquiario, con i timpani e le tre guglie in aggetto sorrette da colonne trilobate elicoidali. Gli archi ricordano il loggiato del palazzo papale e sostengono le coperture piramidali con foglie e roselline ornamentali. Queste porzioni maggiormente decorate si fondono con la linearità delle superfici interne delle nicchie e delle foglie che si sviluppano in altezza. Queste ultime avvolgono la parte centrale e sostituiscono le coperture lavorate del reliquiario originale, creando un flesso con una curva aperta verso la parte più alta del modulo a forma di foglia di acanto e lasciando uscire le tre figure umane, questa volta in posizione da “ciuffo”. Questo richiamo esplicito alla formazione dei facchini simboleggia la sinergia di una città intera, protesa a portare in trionfo le proprie architetture e gli elementi spirituali. Al centro delle nicchie più grandi, dove nell'oggetto dal quale la composizione trae ispirazione è posto il cuore della Santa, sono collocati tre ostensori a raggiera attraverso i quali filtrerà la luce, quindi lo spirito del luogo, il coraggio della Santa, riportando con forza in primo piano i valori per i quali è nata la solenne processione religiosa. I tre angeli sono rivolti verso i fedeli e portano al cielo una pergamena a simboleggiare l'intercessione dei messaggi rivolti alla santa. I moduli sovrapposti hanno una riduzione progressiva delle loro dimensioni con un fattore di scala del 10%, oltre che per motivi compositivi, anche per la necessità di alleggerire le strutture della macchina quanto più si sale verso l'alto. Per ciascun modulo sono state inserite 60 coppie di bicchieri in alluminio per fiaccole a cera liquida distribuite in senso radiale sul perimetro delle fontane, sulle colonne del reliquiario e lungo le tre foglie più strette che salgono verso l'alto. In cima alle cuspidi e alle guglie sono stati collocati in totale 15 candelieri.
La composizione sta arrivando verso il suo apice e progressivamente perde simbolicamente i riferimenti alle cose terrene per evolvere verso una dimensione solo spirituale. Identico ai due moduli sottostanti e sempre scalato nelle sue proporzioni della stessa percentuale, si differenzia solo per l'assenza della componente umana. Le foglie di acanto si aprono sempre come dei petali ma danno luogo allo sbocciare di altre foglie più interne della sezione conclusiva. Sono presenti 48 coppie di bicchieri per fiaccole e sempre 15 candelieri, disposti come nei moduli sottostanti.
Rappresenta il trionfo di Rosa verso il cielo. Accompagnata dai tre angeli messaggeri di pace, liberi dalle cose terrene e proiettati verso l'esterno della struttura, poggia il suo manto su una semisfera che chiude finalmente il globo rappresentato alla base della macchina. Rosa ha compiuto la sua breve vita di preghiera e predicazione ed è pronta a raggiungere la Gloria nel più alto dei cieli.
Sono state poste 30 coppie di bicchieri per fiaccole a cera, disposte come nei moduli sottostanti.
Durante la costruzione sono state poste delle placche commemorative con i nomi incisi dei facchini di Santa Rosa deceduti che facevano parte della formazione a partire dal 1988, anno in cui l'ideatore entrava a far parte del Sodalizio, e sono state disposte dietro ad ogni angelo e a tutte le figure umane.
Il “facchino ancestrale” inginocchiato alla base in posizione centrale, ricorda invece tutti coloro che in ogni epoca, con il loro sacrificio hanno reso possibile il trasporto delle Macchine fatte in onore della giovane Santa.
La struttura portante è costituita da un traliccio di aste di sezione quadrangolare e tonda, di spessore variabile per ottenere una corretta distribuzione della rigidezza anche in funzione delle masse costituite dalla allegoria e dalla luci della macchina, che presenta piani di simmetria verticali a pianta triangolare.
Il traliccio è stato realizzato parte in acciaio e parte in alluminio in più tronchi giuntati tra loro per mezzo di bulloni e piastre per consentirne la costruzione e l'immagazzinamento per parti all’interno di capannoni, oltre che la trasportabilità con i comuni autoarticolati.
Per la costruzione delle figure umane, della Santa, dei reliquiari, delle teste di leone, delle guglie in aggetto, degli angeli e di quasi tutto il resto delle forme architettoniche visibili dall'esterno è stato impiegato polistirolo espanso sfruttato per la sua attitudine ad essere modellato in qualsiasi forma con la fresatura tridimensionale.
La colorazione finale con tinteggiatura a smalto all'acqua di tutti gli elementi costituenti la Macchina ha sfondo bianco opaco RAL 9010.
L’illuminazione di fondo è ottenuta mediante proiettori con lampade Led di varia intensità, disposte principalmente alla base di ogni modulo ed orientate in senso verticale. Microproiettori a led sono inseriti nei punti meno visibili all'interno delle sculture e nelle parti più esterne delle guglie per illuminare verso il corpo centrale della Macchina nascondendo i vari punti di emissione luminosa al fine di evidenziare meglio gli elementi fortemente caratterizzanti. Nel solido di base sono disposti dei tubi a led all'interno di cavità realizzate nelle modanature per fornire una luce radente.
Ideatore e progettista Arch. Raffaele Ascenzi
Costruttore Vincenzo Fiorillo
3d Designer Luigi Vetrani
Strutture Ing. Ivan Grazini
Impianti Ing. Marco Cornacchia